Artroplastica totale del ginocchio: alleato chirurgico contro l’osteoartrosi post-traumatica

L’artroplastica totale del ginocchio può essere considerata un efficace trattamento per i pazienti con osteoartrosi post-traumatica del piatto tibiale riuscendo a ridurre i tempi di ripresa dei pazienti ed ottenendo un aumento dell’aspettativa di vita dei al 90% a 7 anni dall’intervento.

Questo quanto dimostrato dallo studio di coorte recentemente condotto da Lizaur-Utrilla et al e pubblicato sul Journal of Arthroplasty.

L'artrite del ginocchio è una condizione debilitante che colpisce migliaia di persone specialmente soggetti di mezza età, ma può riguardare anche i giovani, maggiormente quelli che hanno subito interventi sul menisco. L'artrosi è la causa più comune dell’artrite del ginocchio, si tratta di una malattia degenerativa lenta che tende nel tempo ad usurare la cartilagine procurando dolore costante, pesantezza, gonfiore e limitazione della funzione articolare.

Si può definire artrosi qualsiasi lesione che comporta danni alla cartilagine all'estremità delle ossa. Attualmente non esiste alcun trattamento per ripristinare la cartilagine pertanto quest’ultima tende a non guarire mai. Normalmente nell’immaginario comune si pensa all’artrosi come la fase finale della malattia prima della sostituzione totale del ginocchio con una protesi, mentre la maggior parte delle aree di artrosi al ginocchio sono conseguenza di infortuni. Questa condizione viene chiamata artrosi post traumatica e può svilupparsi dopo anni dalla frattura, la lacerazione di un legamento, o la lesione ad un menisco.

Vi sono diversi aspetti da considerare per il trattamento dell’osteoartrosi, uno dei più importanti è la sede della lesione. L'osteoartrosi del ginocchio sui condili femorali è molto più facile da trattare rispetto a quella del solco trocleare del femore, a quella della tibia o della rotula. In generale poi, la dimensione della lesione è un fattore importante, le lesioni più piccole si riescono a trattare meglio di quelle più grandi.

Altre valutazioni importanti riguardano la specularità o meno della lesione (kiss lesion) la dimensione della cartilagine sana e di quella malata, l’instabilità dei legamenti e l'allineamento del ginocchio del paziente. Ad esempio se il menisco aveva subito una precedente asportazione di una sua parte considerevole, allora c'è una probabilità molto più bassa che la procedura di ricostruzione cartilaginea funzionerà. Questo perchè il menisco ha un importante ruolo come ammortizzatore tra la tibia ed il femore durante il cammino.

I trattamenti attualmente in uso si basano su trapianti osteocondrali autologhi e allotrapianti osteoarticolari prelevati da donatore, innesti di tessuto sintetico arricchito con cellule mesenchimali autologhe provenienti dalle microfratture stesso dell'osso del difetto cartilagineo. Queste tecniche, però, hanno mostrato dei limiti rispetto al tempo di ripresa delle normali attività lavorative dei pazienti, presenza di dolore nel tempo e costi degli stessi trattamenti molto elevati.

Lizaur-Utrilla et al hanno dimostrato come l’artroplastica totale di ginocchio possa rivelarsi l’alleato chirurgico per i pazienti con osteoartrosi post-traumatica del piatto tibiale.

I ricercatori, infatti, hanno confrontato 29 pazienti con osteoartrosi post-traumatica (OA) causata da una precedente frattura del piatto tibiale con un gruppo di controllo di 58 pazienti con OA non traumatico sottoposti ad artroplastica totale del ginocchio primario (PTG).

I risultati, valutati secondo il “Knee Society Score” hanno mostrato un miglioramento per quanto riguarda il range di movimento e della qualità della vita per i pazienti con OA post-traumatico

Nel gruppo dei pazienti con OA post-traumatica, i ricercatori hanno trovato che il 24,1% di essi ha avuto ottimi risultati, il 62,3% ha ottenuto buoni risultati, 6,8% scarsi risultati sperimentati. Per i pazienti nel gruppo di controllo, il 29,4% ha mostrato ottimi risultati, il 67,2% ha avuto buoni risultati e 3,4% di risultati sperimentali equi.

I ricercatori, inoltre, all'ultimo follow-up hanno notato una differenza significativa nel valore medio dell’angolo femoro-tibiale anatomico tra i due gruppi, con una tendenza verso un valgo inferiore nei pazienti con OA post-traumatico. Complessivamente, il 13,7% dei pazienti con OA post traumatico ha avuto complicazioni, tra cui parziale distacco del tendine rotuleo, infezione superficiale della ferita, necrosi della pelle e deiscenza della ferita, e la manipolazione sotto anestesia per migliorare la gamma di movimento.

Nonostante questi limiti, possiamo concludere da questo studio che TKA è un trattamento efficace per OA dopo la frattura del piatto tibiale. I ricercatori, inoltre, consigliano la rimozione preventiva di impianti, così come tubercolostomia tibiale quando necessario. Allo stesso modo, è desiderabile avere componenti vincolati disponibili perché il 10% di questi pazienti con OA post traumatica  può avere grave instabilità legamentosa.

Emilia Vaccaro

Lizaur-Utrilla A, et al TKA may effectively treat post-traumatic OA after tibial plateau fracture

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Total+Knee+Arthroplasty+for+Osteoarthritis+Secondary+to+Fracture+of+the+Tibial+Plateau.+A+Prospective+Matched+Cohort+Study++Alejandro+Lizaur-Utrilla%2C+MD%2

 

 

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