Prostata, arriva il ‘4K’ anche nel test del PSA alta precisione consente di evitare il 60% di biopsie
Presentato al 89° Congresso SIU.
Più sensibile del dosaggio del solo PSA, il nuovo test sul sangue quantifica anche altre tre molecole e dà un responso più affidabile sulla probabilità di presenza di un tumore e sulla sua aggressività. Indicando con maggiore precisione la necessità di una biopsia, può contribuire a evitare fino al 60% degli esami invasivi.
Il punto degli esperti sul test del PSA: chi deve farlo e quando
Venezia, 17 ottobre 2016 – È come i televisori 4K, ultra HD: non sostituiranno subito quelli normali, ma è solo questione di tempo. Anche il nuovo test 4K Score non manderà in soffitta il test del PSA, almeno per adesso, ma ne estende le capacità diagnostiche e promette di diventare, in un prossimo futuro, l’esame più semplice e affidabile per sospettare la presenza di un tumore alla prostata, stimarne l’aggressività e valutare l’opportunità di un esame invasivo come la biopsia. Stando ai dati raccolti finora, infatti, il ricorso a questo nuovo test sul sangue che dosa 4 molecole della famiglia del PSA può contribuire a evitare fino al 60% delle biopsie prostatiche. Le potenzialità dell’esame sono state discusse in occasione dell’89° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia, a Venezia dal 15 al 18 ottobre, durante il quale gli esperti hanno anche fatto il punto sull’importanza del test per il dosaggio del PSA indicando chi sono i pazienti che dovrebbero eseguirlo e quando.
“Il nuovo 4K Score è un test sul sangue attraverso cui vengono dosate quattro callicreine, famiglia di molecole a cui appartiene anche il PSA – spiega Vincenzo Mirone, segretario generale SIU –. Vengono misurati i livelli del PSA totale, il PSA libero, il PSA intatto e la callicreina 2; i dati raccolti, associati ai risultati della visita digito-rettale e alla valutazione della familiarità per tumore alla prostata, consentono di individuare la percentuale di rischio di avere un carcinoma aggressivo prima di eseguire una biopsia e servono perciò a decidere se sottoporre o meno il paziente al test più invasivo. Uno studio condotto su oltre 740 uomini nell’ambito della più ampia indagine europea sul carcinoma prostatico, sottoposti a biopsia ma non a test del PSA, ha dimostrato che il 60% delle biopsie si sarebbe potuto evitare sottoponendosi al 4K Score”.
Il test per il momento viene eseguito soltanto in alcuni laboratori all’estero; in Europa sono soltanto due, il più vicino è in Spagna e gli italiani che volessero sottoporsi all’esame possono eseguire il prelievo di sangue in Italia e spedire il campione al laboratorio, che in 4-5 giorni al costo di circa 300 euro consegna il risultato.
“A oggi aggressivo – riprende Mirone – questo test non è stato ancora validato per l’uso su vasta scala, ma riteniamo che possa aiutare a superare i limiti dell’analisi del solo PSA totale e a individuare con maggior chiarezza se il tumore c’è e soprattutto se sia o meno. Molti tumori infatti sono “indolenti” e non serve intervenire, dobbiamo però riconoscere tempestivamente quelli più pericolosi da trattare con maggior incisività. Per farlo abbiamo a disposizione la biopsia, che tuttavia è un esame invasivo: il test 4K Score, individuando i pazienti in cui la probabilità di tumore aggressivo è più alta, può guidare nella scelta se fare o non fare la biopsia riuscendo a evitarla in molti casi, con un risparmio di sofferenze e di risorse economiche. I candidati ideali per il 4K Score sono i pazienti che non hanno mai fatto una biopsia, hanno una visita digito-rettale non sospetta ma un PSA costantemente elevato di cui non si riesce a spiegare l’origine e chi ha una biopsia negativa associata a un PSA elevato e una visita digito-rettale dubbia, per capire se sia opportuno sottoporsi di nuovo al test invasivo”.
In attesa di un utilizzo su più ampia scala del test 4K Score, gli urologi hanno ricordato l’importanza del test per il PSA sottolineando che non è solo un marcatore utile per individuare il tumore alla prostata, ma anche un indicatore dell’ipertrofia prostatica benigna.
“Se il valore è pian piano aumentato negli anni, oltre a escludere il tumore può essere opportuno valutare l’eventuale presenza di iperplasia – osserva Mirone –. Chi è contrario all’uso del PSA sottolinea come un uomo su cinque abbia il PSA al di sopra del range di normalità. Certamente il test da solo non può bastare e va saputo interpretare in modo corretto, altrimenti il rischio è trovare neoplasie “indolenti” che non daranno mai problemi clinici e aggredirle con interventi che potrebbero essere evitati; tuttavia c’è sostanziale accordo che un buon programma di prevenzione preveda una valutazione del PSA di base, seguita da test ripetuti con una periodicità decisa sulla base delle caratteristiche del singolo soggetto. Il primo test è consigliabile attorno ai 40 anni per chi ha avuto un padre o un fratello con tumore, si può ritardare a circa 50 anni se non c’è familiarità per il carcinoma prostatico”.
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