Telemedicina: il punto della situazione

Per la verità in Italia non è successo nulla da quando la Commissione Europea approvò e diffuse il documento COM-2008-689/Final sulla telemedicina “a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari, della società”.

 

Si trattava e si tratta di un progetto ben strutturato, formalmente e sostanzialmente, che venne trasmesso al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato delle regioni ed al Comitato economico e sociale europeo (CESE). Detto progetto venne poi valutato in un documento di lavoro del 30 giugno 2009 (SEC-2009-943/Final) ed ha poi ottenuto il parere del CESE il 15 luglio 2009, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 23 dicembre 2009.

COM-2008-689 indicava operativamente tre livelli di azione per gli Stati membri: nell’anno in corso la Commissione Europea, tramite il programma “Competitività e Innovazione” dovrebbe sostenere un progetto-pilota di telemonitoraggio su vasta scala,che comprenderà una rete di erogatori di servizi di assistenza sanitaria e di soggetti fruitori paganti; nel 2011 è prevista l’elaborazione di orientamenti per una valutazione coerente dell’incidenza di servizi di telemedicina, ivi compresa l’efficacia in termini di costi, che si baserà sul lavoro di esperti del settore, su studi effettuati per conto della commissione, su progetti-pilota su vasta scala e su progetti di ricerca pertinenti.

La Commissione si è poi impegnata a contribuire alla collaborazione, a livello europeo, tra professionisti della salute e pazienti nei settori cruciali che offrono un potenziale di rilievo per una più vasta applicazione della telemedicina al fine di formulare raccomandazioni specifiche sulle modalità volte ad aumentare la fiducia nella telemedicina e nell’accettazione della stessa, tenendo conto anche degli aspetti etici e di quelli relativi alla tutela della sfera privata. Infine la commissione si è impegnata a sostenere la elaborazione di “buone pratiche” in materia di diffusione dei servizi di telemedicina nei vari Stati membri.

Le conclusioni del parere del CESE sono le seguenti:

01 costituendo una sorta di “rivoluzione culturale”, la telemedicina necessità di un’idonea attività di comunicazione e, probabilmente, si potrebbero sviluppare nuove professioni;

02 lo sviluppo della telemedicina dev’essere visto nel quadro di una evoluzione generale delle politiche e dei sistemi sanitari;

03 gli utenti del sistema sanitario dovranno diventare maggiormente “attori” della loro salute. Di qui l’esigenza che le Organizzazioni rappresentative dei pazienti, come anche quelle degli operatori sanitari, siano coinvolte nella definizione delle modalità di sviluppo e di finanziamento di queste nuove tecnologie;

04 il CESE ritiene importante il suo coinvolgimento nella periodica valutazione dei progressi compiuti nella realizzazione degli impegni assunti, dato che, oltre allo sviluppo operativo della telemedicina e degli strumenti resi disponibili, è in gioco la parità dei cittadini nell’accesso ai servizi di assistenza sanitaria.

In Italia, in relazione alle indicazioni ed al progetto europeo citato, non si sono rilevati sviluppi per servizi di telemedicina su vasta scala, Si rileva invece la realizzazione di progetti frammentati, sperimentali, limitati ad aree circoscritte, di durata incerta e, talvolta, con finanziamenti inadeguati, non integrati compiutamente nel sistema sanitario. Certamente vi sono regioni, come il Veneto e la Lombardia, che hanno sviluppato progetti di rilevante interesse, ma risulta ancora lontana una iniziativa volta a coordinare iniziative e progetti nei sistemi sanitari regionale e che conduca la telemedicina, quanto meno alcuni servizi di essa, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. Non risultano elaborate linee-guida sulla telemedicina, a livello di programmazione sanitaria nazionale, e mancano standard tariffari sulle prestazioni.

L’area della telemedicina presenta tuttora un elevato livello di frammentazione e la possibile integrazione di queste nuove tipologie di servizi con i sistemi sanitari costituisce un compito molto impegnativo. Occorre anche assumere iniziative per “affrontare” le principali “barriere” che ostacolano un più ampio ricorso alla telemedicina, fornendo elementi idonei a creare fiducia e favorirne l’accettazione convinta da parte degli operatori sanitari e degli stessi pazienti.

Ma è intanto necessario che il ministero della Salute si decida a istituire un “tavolo” che valuti l’insieme della situazione della telemedicina in Italia e possa tracciare linee-guida e standard operativi che, sulla base delle indicazioni della Commissione Europea, servano a sviluppare la telemedicina su vasta scala a beneficio dei pazienti e dei sistemi sanitari.

da TELEMEDITALIA - Giornale mensile on-line - via Clemente IX,8 – 00167 Roma Tel. e Fax : 06/6279225

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